«La distorsione di caviglia è uno dei traumi dell’arto inferiore più frequenti sia in ambito sportivo che ludico-ricreativo o lavorativo. Spesso si tende a sottovalutare l’evento perché considerato trauma di natura minore e non particolarmente invadente nel medio-lungo termine. In realtà una distorsione di caviglia trascurata può determinare inabilità cronica o addirittura impossibilità ad eseguire il gesto sportivo o le normali attività di vita quotidiana. Per questo motivo è importante non sottostimare la distorsione ed eseguire un’adeguata riabilitazione focalizzata sul ripristino della funzionalità e la prevenzione delle recidive.
LA PAROLA ALL`ESPERTO: FT. BARBARA VAIENTI
Consulente presso Poliambulatorio Media Sport di Cesena
Laureata in Fisioterapia facoltà di Medicina e Chirurgia presso
l’Università di Ferrara.
La caviglia è l’entità anatomofunzionale composta dalle articolazione tibio-tarsica, sottoastragalica, medio tarsica, capsula e strutture legamentose annesse.
Nella distorsione di caviglia si verifica un coinvolgimento più o meno grave di tali strutture determinando una situazione di instabilità, lassità, blocco funzionale e dolorabilità nell’esecuzione dei gesti della vita quotidiana.
Le distorsioni possono essere classificate a seconda del distretto anatomico e capsulo legamentoso coinvolto (laterali, mediali, sindesmosi tibio-pernoneale) alla gravità del danno, in base al tipo di lesione associata (frattura, lussazione, lesione tendinea) e al tempo di insorgenza (acute o croniche).
Nella maggioranza dei casi il trauma discorsivo avviene in inversione con lesione parziale o totale delle strutture capsulo legamentose del comprato laterale di caviglia.
Meno frequenti, ma non meno importanti, sono invece i traumi in eversione con coinvolgimento delle strutture anatomiche interne.
In acuto, sia che si tratti di una distorsione mediale che laterale, è fondamentale seguire una regola: “R.I.C.E.” (Rest. Immobilization, Compression, Elevation) per almeno le prime 72 h in modo da proteggere il distretto traumatizzato.
A seguire è opportuno effettuare un’attenta valutazione funzionale per classificare e quantificare l’entità e la tipologia del danno sia attraverso test funzionali specifici che, se necessario, con esami diagnostici più approfonditi quali Ecografia mulscolo-tendinea, Rx e come ultimo step Risonanza Magnetica in collaborazione con il medico specialista di riferimento.
Il trattamento di distorsione di caviglia può essere di tipo conservativo o chirurgico. Tendenzialmente si preferisce abbracciare il primo approccio in quanto sia da letteratura scientifica che da prassi, si è notato che i risultati nel lungo termine sono pressoché analoghi. L’approccio di tipo chirurgico si consiglia nel caso di lesione ossee associate o casplulo-legamentose gravi che determinino una instabilità articolare grave o nel caso di fallimento del trattamento conservativo.
L’approccio conservativo è il percorso riabilitativo volto al ripristino della functio lesa e può essere idealmente suddiviso in tre fasi: massima protezione, moderata protezione, ritorno alle attività di vita quotidiana.
Nella prima fase ci si pone come obiettivo quello di contenere il dolore, di risolvere l’edema (gonfiore) e l’ematoma e recuperare la completa articolarità attraverso terapie manuali e fisiche. Per accelerare i tempi di recupero può essere proposta al paziente l’Idrokinesiterapia (Fisioterapia in acqua) poiché grazie alle proprietà terapeutiche dell’acqua possono essere introdotti precocemente esercizi in carico senza danneggiare il distretto colpito e con minore percezione dolorosa. In tale fase inoltre è caldamente consigliato l’utilizzo di due stampelle per almeno due o tre settimane in modo da ridurre il carico sull’articolazione.
Nella fase sub-acuta, di moderata protezione, si tende a recuperare ed aumentare la forza dei muscoli stabilizzatori di caviglia, a ripristinare la coordinazione e l’equilibrio e a ricercare il corretto schema del passo. Particolare attenzione verrà pertanto posta ai muscoli peronieri per le lesioni del compartimento esterno, e al muscolo tibiale anteriore e posteriore, per le lesioni del compartimento interno sempre mantenendo, tuttavia, un giusto equilibrio tra muscoli inversori ed eversori di caviglia.
Poiché la caviglia deve assolvere il compito della stabilità e nello stesso tempo adattarsi alle continue variazioni create dal terreno e dal gesto sportivo, focalizzarsi sulla rieducazione propriocettiva risulta un punto imprescindibile daltrattamento riabilitativo perché solo attraverso la stessa è possibile rieducare alla funzione ed evitare che si verifichino recidive.
Un trattamento conservativo tempestivo e ben condotto porta ad un veloce ritorno alle attività di vita quotidiana e/o all’attività sportiva e, aspetto più importante ad una notevole riduzione del rischio di ricadute.»
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